La casa di campagna  



Martina, la mia bisnonna, canticchiava sempre questa canzone, la cantava con lo sguardo assente, perso chissà dove. Lei viveva nel suo mondo, fatto da ricordi e da eventi modificati dalla sua immaginazione. Martina aveva avuto tre figli, due maschi, tra cui mio nonno e una femmina, che ad un anno morì cadendo dalle scale. Da quel momento, si racconta, che iniziò a vivere con la mente altrove.
Ricordo che quando si andava a trovare i bisnonni lei ci accoglieva chiedendoci con i modi raffinati di una volta chi fossimo noi signori, poi per un secondo nei suoi occhi passava come un lampo, ci aveva riconosciuti, ma subito dopo lo sguardo si faceva opaco e se ne andava cantando "parlami d'amore Mariù".
Spesso prendeva da parte le donne della famiglia e bisbigliando raccontava che il bisnonno di notte con la bicicletta, la scala e la bottiglia di vino se ne andava dall'amante, si cercava ovviamente di convincerla che erano tutte fantasie ma lei niente ne parlava infervorata e poi se ne andava scuotendo la testa sdegnata, come a dire nessuno mi crede. I bisnonni vivevano in una casa in campagna, una casa di una volta con tanto di ballatoio in legno. Ricordo che d'estate quando tornata dal mare con la nonna ci si trasferiva in campagna, di notte faticavo a dormire per i rumori sinistri che provenivano dal legno che cigolava, probabilmente erano gatti ma chissà forse erano le anime dei nonni dei miei nonni che avevano vissuto li anni prima.
Ricordo la sensazione di completa libertà che provavo a scorrazzare nel giardino raccogliendo fiorellini come margheritine e quei fiorellini blu che Martina chiamava occhi della madonna.
Martina morì una mattina come tante mentre pregava, il bisnonno la trovò inginocchiata davanti ad una sedia. Due mesi dopo morì anche lui, senza la sua Martina non poteva vivere.
Anni dopo si vendette la casa, per evitare problemi di famiglia per l'eredità si decidette di svenderla, avevo dieci anni, ma avevo già accumulato tanti ricordi da soffrire come se un pezzettino di me se ne stesse andando. Ancora oggi quando ripenso a quella casa la mente mi riporta a sentirne gli odori, i colori e persino la sensazione di frescura che provavo sulla pelle entrando in cucina dopo una lunga corsa nel prato. Ricordo le serate passate per strada con i bimbi del paese a giocare a nascondino nelle viuzze fatte di muri di pietra dove ancora gli uccellini facevano il nido. Ricordo il canto delle rondini che tutti gli anni tornavano sotto il nostro portico.
La casa venne venduta ad un miliardario che la fece diventare una di quelle ville con tanto di piscina, i vicini con gli anni ci hanno raccontato come la casa sia stata stravolta da quello che era, mi fa sorridere con tenerezza che ne parlino come di una persona. Io non ho più avuto il coraggio di andare a rivederla preferisco tenermi caro il ricordo.


Casa di campagna



3 commenti

Stessa identica sorte ebbe la casa in campagna di mia mamma. Alla morte del padre (mio nonno) e' stata svenduta (quasi regalata), con tutto il mobilio, ad un miliardario che ne ha fatto villa con piscina. Il motivo ufficiale era: "questa casa prima o poi crollera'" Quello vero era evitare problemi di famiglia e spartizione tra 5 fratelli.
Io non ero ancora nata quando e' stata venduta ma mia mamma ne parla spesso negli stessi termini in cui hai raccontato tu i tuoi ricordi in questo post :).

io invece la casa della mia bisnonna materna Chiara la vedo ancora ogni volta che passo dal paesino. Tutte le proprietà della famiglia sono state lasciate, come si conveniva un tempo, ai figli maschi, quindi mia nonna materna non ebbe neppure un fazzoletto di praticello. E quando fummo costretti a ricoverarla in casa di riposo, i suoi fratelli non contribuirono neppure a pagarne la retta. Che amarezza.

le case possono essere amate come una persona, e disgraziatamente possono morire come muore una persona, perderdendo la loro identità, la loro atmosfera, la loro faccia. è difficile farle vivere a lungo, più della famiglia che ha dato loro la vita, ma possono sopravvivere nel ricordo. qualche volta un nuovo proprietario può riconoscerne il volto e ridargli anima, invece che disperderlo per sempre.

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